Bambini celiaci in campeggio

Il Mastio summer camp ha deciso di dedicare particolare attenzione per ragazzi e bambini celiaci per i quali, su richiesta, la cucina del campo garantirà uno specifico menu per la corretta alimentazione.

Il nostro personale di cucina ha, infatti, seguito un corso tenuto dall’AIC (Associazione Italiana Celiachia) ed è in grado di garantire pasti idonei e gustosi anche ai bambini o ragazzi intolleranti al glutine.

bambini celiaci al campeggio vacanze per ragazzi il Mastio

Per chi non lo sapesse:
la celiachia è una malattia autoimmune dell’intestino tenue, che si verifica in individui di tutte le età, geneticamente predisposti. I sintomi includono diarrea, ritardo della crescita nei bambini e stanchezza.
La celiachia è causata da una reazione a una proteina del glutine presente nel grano e da altre ​​simili che si trovano in cereali comuni, quali orzo e segala.
L’esposizione alla gliadina causa una reazione infiammatoria. Ciò porta ad un troncamento dei villi che rivestono l’intestino tenue, chiamata atrofia dei villi. Questo interferisce con l’assorbimento delle sostanze nutritive, poiché i villi intestinali ne sono responsabili. L’unico trattamento efficace conosciuto è una permanente dieta priva di glutine.
Al Mastio siamo sensibili ai problemi medici dei ragazzi e siamo attrezzati per affrontarli e superarli per garantire loro un soggiorno estivo sereno e confortevole. Per maggiori informazioni, contattaci via email o compila il modulo che abbiamo predisposto.

Bambini e antibiotici

Allarme pediatri: troppi antibiotici ai bambini.

medicine e Mastio summer camp

Troppe medicine in genere e in particolare troppi antibiotici. Sono quelli con cui ogni anno si cercano di curare i bambini da malattie che spesso non richiederebbero cure così “aggressive”, come raffreddori e influenze. Terapie che somministrate a “sproposito” rischiano anzi di diventare “armi spuntate” perché con un uso sconsiderato si ottiene solo l’effetto di rendere i batteri più resistenti. Sul perché di questa “iper-prescrizione” si interrogheranno i pediatri della Sip (Società italiana di pediatria) riuniti in congresso a Roma.

La riflessione partirà dai dati del Rapporto “Arno Bambini”, che ha registrato una pioggia di prescrizioni farmacologiche nel 2010, tanto che più di un bimbo su due (il 58%) durante l’anno ha assunto almeno un farmaco, con differenze tra Nord (46%) e Sud, 76%. A essere sottoposti a terapie farmacologiche sono soprattutto i maschi sotto l’anno di età, il 69% contro il 65% delle femmine, mentre ad ogni bambino si prescrivono mediamente 2,7 confezioni di medicine, senza contare i farmaci da automedicazione. Secondo il rapporto, realizzato dal Cineca – Consorzio interuniversitario Bologna, il 96% delle prescrizioni si concentra appunto sugli antibiotici, 48%, seguiti dagli antiasmatici, 26%, in aumento per l’aumento delle malattie respiratorie e allergiche, e corticosteroidi, 8,6%, con un picco nel primo anno di età, dove quasi 7 bebè su dieci sono stati trattati con antibiotici, 66,2%, e più di 4 su 10 con antiasmatici, 42,2%.

Spesso, spiega il presidente Sip Alberto Ugazio, sono i genitori che sono sempre più desiderosi che i loro piccoli guariscano velocemente (anche per poterli riportare in fretta al nido o a scuola) a sottoporre i pediatri a una “pressione prescrittiva cui non è facile resistere, nonostante la grande maggioranza delle malattie infettive, soprattutto nei primi anni, sono virali” e quindi non avrebbero bisogno di essere curate con gli antibiotici.

La buona notizia per le famiglie troppo ansiose è che cala la spesa, 36 euro contro i 39 euro di media l’anno di 13 anni fa, visto il progressivo diffondersi dei farmaci equivalenti, i cosiddetti generici, che rappresentano ormai il 42% della spesa totale, con punte massime per gli antibiotici, 77%.

Per gentile concessione di “Figli&Famiglia”.

Colesterolo e bambini

Colesterolo e bambini, dai pediatri screening in tre mosse.

screening

Uno screening per individuare i bambini che potrebbero incorrere, da adulti, nel rischio di malattie cardiovascolari.

A proporlo è l’Unione italiana pediatri guidata da Antonio de Novellis. Secondo un’indagine condotta da de Novellis e dal professor Francesco Martino della Sapienza su 400 bambini di Fondi e dintorni, è emerso che solo il 4-5% aveva fattoquesto tipo di controllo. Di qui la proposta della professoressa Ornella Guardamagna dell’Università di Torino di uno screening basato su tre semplici mosse che partono da due domande: i genitori hanno dislipidemia (ovvero alterazioni qualitative/quantitative di colesterolo)? In famiglia ci sono stati casi di infarto, ictus, malattie cardiovascolari in genere?

Se la risposta e’ si’ “bisogna far effettuare al bambino un dosaggio del colesterolo totale, delle Hdl e dei trigliceridi”.

In caso di risultati anomali vanno prima corretti gli stili di vita “poi ripetuti gli esami e se il risultato è di nuovo preoccupante – spiega Guardamagna- bisogna contattare un centro specializzato per lo studio delle dislipidemie infantili”. Poche semplici mosse per mettere al sicuro la salute dei più piccoli, che poi sono gli adulti del futuro.

Per gentile concessione di “Figli&Famiglia”

Bambini dal medico

Bimbo dopo 6 anni dal medico degli adulti? Contrari i Pediatri.

dal medico

I bambini potrebbero “perdere” il loro pediatra già al compimento del 7° anno di età ed essere trattati, da quel momento, per la loro salute, dai medici degli adulti. Una proposta “sbagliata, fuorviante e pericolosa”, dicono i pediatri i quali, mentre stanno lavorando per riorganizzare la loro rete di assistenza, si sono scontrati con la proposta, avanzata in sede tecnica, contenuta nella bozza di Riordino delle Cure Primarie del ministro della Salute, Renato Balduzzi, e della Conferanza Stato-Regioni in vista del prossimo Patto per la Salute secondo la quale l’assistenza pediatrica di base viene ridimensionata al solo periodo 0-6 anni. I medici di medicina generale, che garantiscono all’adulto un livello molto elevato di assistenza, sono meno esperti dei pediatri in materia di bambini per il semplice motivo che ormai da 50 anni non se ne occupano più”, sottolinea il presidente della Società italiana di pediatria (Sip), Alberto G. Ugazio.

Sul tema è intervenuto anche il presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, senatore Ignazio Marino (Pd) che si dice “perplesso” e chiede chiarimenti.

“Non sono in possesso della bozza di riordino delle cure primarie predisposta da ministero della Salute e Conferenza Stato-Regioni in vista del nuovo Patto per la Salute: chiederò già da domani di averne copia per poterla valutare e capire le motivazioni di questa scelta. Da medico, mi sembra giusto sottolineare che la migliore assistenza psico-fisica ai bambini e agli adolescenti può e deve essere offerta da professionisti specialisti, i pediatri appunto”. “Le loro competenze mediche – sottolinea Marino – costituiscono un patrimonio della nostra società che vanno salvaguardate ed utilizzate, nell’interesse dei bambini, dei ragazzi e delle famiglie”.

Entra nel merito tecnico il presidente della Sip, Ugazio. “Pensiamo – spiega – al dosaggio dei farmaci che per gli adulti è unico, mentre per i bambini è legato ai kg di peso o alla superficie corporea”. La Sip, inoltre, ricorda, sta elaborando proposte di riorganizzazione della rete pediatrica sia in ambito di Consiglio Superiore di Sanità, sia in collaborazione con l’ Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane con cui è stato realizzato il “Libro Bianco sulla salute dei bambini” che sarà presentato domani. In tal senso “le nostre proposte – afferma Ugazio – prevedono di garantire la continuità dell’assistenza, eliminando artificiose separazioni tra assistenza ospedaliera e assistenza sul territorio”.

Nella proposta sotto accusa, al punto 10 del capitolo cure primarie, si legge che “l’assistenza della Pediatria di libera scelta non è garantita in modo uniforme su tutto il territorio nazionale” e che “vanno quindi modificate le norme convenzionali che regolano i parametri relativi agli assistiti in carico, prevedendo di assegnare ai Pls unicamente i bambini da 0 a 6 anni”.

Per la Confederazione italiana pediatri (CIPe) la proposta va verso lo “smantellamento” del sistema di assistenza pediatrica territoriale e chiede un incontro urgente con il Coordinamento delle Regioni per avere chiarimenti e “poter scongiurare manovre sciagurate che potrebbero recare seri danni alla salute dei bambini e degli adolescenti”.

Adolescenti obesi: ridurre il rischio diabete

Adolescenti obesi: 8 ore di sonno per ridurre il rischio diabete

I benefici di un buon sonno ristoratore sono molti e ben noti.
Da oggi se ne aggiunge uno nuovo: un giusto numero di ore di sonno riduce il rischio diabete negli adolescenti obesi.

Dormire quanto basta – non troppo e non troppo poco – sostengono i medici americani autori di uno studio pubblicato su “Diabetes Care”, permette all’organismo degli adolescenti extralarge di tenere a bada i livelli di glucosio nel sangue.
Riposare a sufficienza migliora infatti la secrezione di insulina, l’ormone controlla-zucchero. Con il risultato che si tiene sotto controllo la glicemia, evitando il diabete di tipo 2 e tutte le sue complicanze per cuore e arterie.
“Sappiamo che 3 studenti teenager su 4 non dormono abbastanza” spiega la ricercatrice Dorit Loren, endocrinologa pediatra del Children’s Hospital di Philadelphia – “Il nostro studio dimostra invece che, per mantenere stabili le concentrazioni ematiche di glucosio, il monte-sonno ideale è compreso fra 7,5 e 8,5 ore per notte”.
“Al contrario, negli adolescenti sovrappeso che non dormono per un numero corretto di ore si altera la secrezione di insulina, e di conseguenza si sballa la glicemia.”

Per gentile concessione di “Figli&Famiglia”